Aria
2012 — 2023
Aria, l’uomo e la volontà di raggiungere il cielo come metafora di un istinto incoercibile.
Un personaggio mitologico, Icaro, aveva osato sfidare gli dei costruendo ali di cera che si sciolsero miseramente vicino al sole. Un anelito mai sopito, con tanti progetti concepiti da menti geniali rimasti sulla carta fino al 19 settembre 1783, giorno in cui il primo pallone aerostatico si librò su Versailles.
“Aria è l’aria musicale, uno stacco da terra – spiega Velasco Vitali - La mongolfiera è il primo progetto di volo, tutt’ora esistente e praticato. Una metafora di libertà e un invito a guardare il mondo dall’alto. La Mongolfiera è la macchina volante più semplice mai costruita dall’uomo. Tessuti ben cuciti, un cestello, aria calda e zavorre da lasciare cadere sulla propria via, solo così può iniziare un volo, un’avventura. E’ anche la rappresentazione simbolica più ovvia dello stacco da terra ed è connessa a un innato desiderio di volo, l’unica vera azione capace di contraddire la nostra dimensione naturale di ancoraggio al suolo. L’immagine connessa all’idea del viaggio aero-statico è un invito a uno staccarsi lento da terra, verso una libertà che implica una storia da raccontare che si rivelerà durante l’ascesa, quando scopriremo che il nostro vero interesse non sarà rivolto allo spazio infinito del cielo, ma alla terra, vista da un altro punto di vista, percepita come un territorio vastissimo e libero dai confini che gli abbiamo assegnato. E’ il dilatarsi del concetto di libertà che s’amplifica con crescere della distanza dal suolo. Duchamp rinchiuse l’aria di Parigi in un’ampolla di vetro, forse con il preciso intento di materializzare ciò che è imprendibile e provare a trasformare l’aria in opera d’arte, come se il più libero dei pensieri lo si potesse ancorare al reale e consegnarlo confezionato alla portata di tutti , pronto da riaprire al bisogno per soddisfare un desiderio di volo e di libertà. Come una musica, un’aria”.
In Memorial do convento di José Saramago, padre Bartolomeu Lourenço de Gusmão, vittima dell’Inquisizione, vuole costruire mescolando scienza e misticismo un aerostato “fatto di sole, ombra, nuvole chiuse, calamite e lamine di ferro” per raggiungere la libertà.
Padre Bartolomeu è un personaggio realmente esistito che fu soprannominato “volatore” proprio perché agli inizi del XVIII secolo (alcuni decenni prima dei fratelli Montgolfier) è riuscito a far sollevare da terra alcuni aerostati di medie dimensioni.
Un personaggio mitologico, Icaro, aveva osato sfidare gli dei costruendo ali di cera che si sciolsero miseramente vicino al sole. Un anelito mai sopito, con tanti progetti concepiti da menti geniali rimasti sulla carta fino al 19 settembre 1783, giorno in cui il primo pallone aerostatico si librò su Versailles.
“Aria è l’aria musicale, uno stacco da terra – spiega Velasco Vitali - La mongolfiera è il primo progetto di volo, tutt’ora esistente e praticato. Una metafora di libertà e un invito a guardare il mondo dall’alto. La Mongolfiera è la macchina volante più semplice mai costruita dall’uomo. Tessuti ben cuciti, un cestello, aria calda e zavorre da lasciare cadere sulla propria via, solo così può iniziare un volo, un’avventura. E’ anche la rappresentazione simbolica più ovvia dello stacco da terra ed è connessa a un innato desiderio di volo, l’unica vera azione capace di contraddire la nostra dimensione naturale di ancoraggio al suolo. L’immagine connessa all’idea del viaggio aero-statico è un invito a uno staccarsi lento da terra, verso una libertà che implica una storia da raccontare che si rivelerà durante l’ascesa, quando scopriremo che il nostro vero interesse non sarà rivolto allo spazio infinito del cielo, ma alla terra, vista da un altro punto di vista, percepita come un territorio vastissimo e libero dai confini che gli abbiamo assegnato. E’ il dilatarsi del concetto di libertà che s’amplifica con crescere della distanza dal suolo. Duchamp rinchiuse l’aria di Parigi in un’ampolla di vetro, forse con il preciso intento di materializzare ciò che è imprendibile e provare a trasformare l’aria in opera d’arte, come se il più libero dei pensieri lo si potesse ancorare al reale e consegnarlo confezionato alla portata di tutti , pronto da riaprire al bisogno per soddisfare un desiderio di volo e di libertà. Come una musica, un’aria”.
In Memorial do convento di José Saramago, padre Bartolomeu Lourenço de Gusmão, vittima dell’Inquisizione, vuole costruire mescolando scienza e misticismo un aerostato “fatto di sole, ombra, nuvole chiuse, calamite e lamine di ferro” per raggiungere la libertà.
Padre Bartolomeu è un personaggio realmente esistito che fu soprannominato “volatore” proprio perché agli inizi del XVIII secolo (alcuni decenni prima dei fratelli Montgolfier) è riuscito a far sollevare da terra alcuni aerostati di medie dimensioni.