Corriere della Sera

2024

L’arte e la poesia di Velasco Vitali costruiscono ponti con «Sabìr»

E’ come se le onde del mare, di quel mare che divide-unisce Oriente e Occidente, fossero esondate fino ad Arte Sella, il parco d'arte di Borgo Valsugana in Trentino, trascinando idealmente (d'altra parte si tratta pur sempre di un sogno) seimila scandole di legno di larice (elementi tipici dei rivestimenti delle costruzioni alpine) colorate come le ceramiche mediterranee a costruire una struttura semicircolare che cita quelle cupole che furono, e sono ancora oggi, una delle forme architettoniche più diffuse nell'area mediterranea, un segno riconoscibile di molte capitali e porti d'Europa. Un'installazione site specific pensata per il parco, che ricorda il profondo legame, rappresentato dal Mar Mediterraneo, tra Oriente e Occidente.
Nel trentottesimo anno dalla fondazione, Arte Sella (nata in forma sperimentale nel 1986, quando un gruppo di amici residenti a Borgo Valsugana si ritrova in Val di Sella, nel giardino di Villa Strobele, a immaginare di coniugare arte contemporanea e natura) inaugura dopodomani (sabato 31 agosto, alle 15) : Sabir, installazione concepita da Velasco Vitali (Bellano, Como, 1969) espressamente per Arte Sella. I cui progetti seguono da sempre una serie di regole assai precise: l'artista non è protagonista assoluto dell'opera d'arte, ma accetta che sia la natura a completare il proprio lavoro; la natura va difesa in quanto scrigno della memoria; la natura non viene solo protetta, ma interpretata; le opere sono costruite privilegiando materiali naturali; le installazioni escono dal paesaggio, per poi diventarne parte.
«Il progetto -spiega Vitali -è nato due anni fa, prima del Covid, da una richiesta dell'allora direttore-fondatore di Arte Sella, Emanuele Montibeller, e dell'attuale,Giacomo Bianchi ».
Sabir, un titolo che arriva dal linguaggio dei corsari e che definiva la lingua franca che, come un ponte verbale, parlavano tra loro i marinai nei porti del Mediterraneo, da Oriente a Occidente. La cupola di Vitali emerge da una duna di sale, in un contesto di abeti e strati rocciosi, trasformandosi in una sorta di ponte culturale tra Oriente e Occidente, tra passato e modernità. «Lavorare ad Arte Sella - aggiunge Vitali - significa entrare in sintonia con un luogo di una bellezza naturalistica molto connotata, ma allo stesso tempo capace di aprirsi a nuovi significati e a nuove realtà. Spostando lo sguardo da queste montagne, il legno può rimandare a una barca, alla navigazione, al Mediterraneo intero. Né l'Eneide né l'Odissea hanno a che fare con queste montagne, eppure tutto il mondo occidentale s'è nutrito di una cultura secolare proveniente da oriente, dalla Grecia all'Asia minore. 
« Per questo per me il Mediterraneo è un riferimento cruciale perfettamente sintetizzato nella comune forma architettonica delle cupole islamiche e cristiane. Per questo ho immaginato che davvero il mare potesse emergere con forza nel cuore delle Alpi trascinando con sé la cupola per poi ritirarsi e lasciare traccia in una macchia di sale bianca».
 Il nuovo progetto di Vitali (che considera Sabir una conseguenza del Branco da lui conseguenza del Branco da lui realizzato nel 2021 per l'Aula bunker dell'Ucciardone di Palermo) ha preso avvio dalla richiesta d'accesso al cimitero delle barche di Lampedusa, tramite il tribunale di Agrigento e l'Agenzia delleDogane.
Una volta ottenuto il permesso, l'artista è entrato in contatto con il progetto avviato dai fondatori della Casa dello Spirito (presieduta da Arnoldo Mosca Mondadori) e dai detenuti del carcere di Opera: « Così, da un semplice pezzo di legno - racconta Velasco - è nata Sabir, una cupola che cerca di tenere insieme il Mediterraneo contemporaneo e quello mitico, di riconciliare le contraddizioni tra un'antichità idealizzata e un presente troppo spesso impregnato dalla tragedia dei migranti che trovano la morte in quella stessa culla, che è stata origine della civiltà occidentale». Tra le seimila scandole dipinte che ricoprono Sabir, l'artista ne ha così inserite venti di legname, anomale e neutre, ricavate da un barcone, rinvenuto nel 2013 sulle rive di Lampedusa, venti assicelle «che raccontano una memoria antica, un passato glorioso ma nello stesso tempo una contemporaneità triste e amara».